Festa del 4 novembre, D'Alberto cita Pertini per il richiamo all'unità. Celebrate le 5mila vittime teramane della Grande Guerra

TERAMO – Cita più volte Sandro Pertini il sindaco di Teramo per inneggiare a quella Italia unita, il cui insegnamento arriva dalla Grande Guerra, il cui centenario della vittoria oggi il Paese ha celebrato in coincidenza con la giornata delle Forze Armate. Gianguido D’Alberto, parlando alle autorità, alle associazoni di combattenti, ai picchetti delle forze armate schierati al monumento ai Caduti in viale Mazzini, ha sottolineato l’unità come quella «condizione che ci rende forti, così forti da reggere l’urto degli eventi e da consentire che gli accadimenti diventino occasione di rinascita», citando come esempio l’Abruzzo e il terremoto: «Ne viviamo ancora le conseguenze: sulla nostra gente, con migliaia di persone lontane dalle proprie abitazioni; sui nostri beni: con edifici pubblici e privati per i quali ancora non parte la ricostruzione. L’unità, perciò, è la forza di una comunità che affronta gli accadimenti non difendendosi ma aprendosi, nella ragionevolezza del proprio diritto e nella compattezza delle proprie istituzioni». Teramo esalta dunque il sacrificio di tantissimi concittadini ventenni, il cui sacrificio sembra essere passato in secondo piano rispetto all’esaltazione di una vittoria sul nemico. Di recente, all’inaugurazione della targa in bronzo con il bollettino della vittoria nell’adrone del condominio ex Banco di Napoli in via Delfico, era stato l’assessore comunale alla cultura, Gigi Ponziani, a ricordare il pesantre contributo di sangue italiano nella guerra del ’14-’18: delle 650 vittima italiane, circa 22mila furono abruzzesi e di queste poco meno di 5mila teramane. A loro oggi in particolare è andato il ricordo  commosso e rispettoso della comunità raccolta prima nell’alzabandiera, che ha ascoltato i messaggi del presidente della Repubblica e del ministro della Difesa, letti rispettivamente dal prefetto Graziella Patrizi e dal tenente colonnello Giorgio Naselli, comandante provinciale dei carabinieri, e poi la preghiera per la Patria e l’inno di Mameli, cantato dal Coro dell’Associazione Alpini di Teramo.